Atteggiamento di ascolto

Premessa:

Per comprendere ciò che è all’origine, alla fonte di un pensiero e  di un’esperienza è indispensabile un atteggiamento di ascolto. L’ascolto è un gesto intenzionale, azione che riveste nella vita di ogni uomo un’assoluta rilevanza umana e psicologica ed ha forte connotazioni spirituali, nel senso che è il richiamo di ogni espressione religiosa, di ogni religione e di ogni esperienza interpersonale.

Per dare senso alla vita, alla vita delle persone che incontriamo, alle persone che necessitano delle nostre attenzioni, la cura dell’ascolto è indispensabile nella formazione dei gruppi,  nei gruppi di lavoro, nelle mansioni e nei posti di responsabilità, in educazione ed in terapia. L’ascolto è importante nelle consulenze, con adulti e bambini, con i giovani e gli anziani, nella coppia e nelle relazioni di coppia, in ogni istituzione che ospita malati, disabili mentali, fisici, psichici, tossicodipendenti ed in ogni relazione di aiuto. E’ Impensabile non ascoltarsi ed ascoltare nella direzione e nella conduzione di gruppi, in ogni contesto concreto in cui convivono un gruppo di uomini con disagi psicologici – spirituali per aiutarli a riappropriarsi della vita e del proprio  ideale di vita.  

La capacità di ascolto, quindi, assume una rilevanza enorme all’interno della comunità e nelle relazioni interpersonali e di qualsiasi attività esterna ed interna sia alla propria casa che per ogni tipologia di comunità E’ un modo di essere prima ancora che un modo di fare, è un’abilità capace di ridefinire i rapporti, e di illuminare le situazioni più complesse, e per cercare e dare soluzioni.

La dimensione costante e fondamentale di tutta l’esperienza educativa e terapeutica deve pur sempre rimanere ed attestarsi sull’Atteggiamento dell’Ascolto.

Lat. Obsculta  – Ascultare:  Il verbo latino ascultare può essere utilizzato in forma transtiva ed intransitiva.

Forma Transitiva: capacità di afferrare un’idea, un concetto, di concentrarsi su ciò che accade intorno a noi e dentro di noi.

Forma Intranstiva: atto di chi cerca di capire e di farsi carico di qualcuno o di qualcosa. Di chi intuisce l’importanza di comprendere istanze nel profondo, tutta un’altra azione, azione attiva, ascolto attivo.

Ascoltare non vuol dire lasciarsi attraversare da suoni e parole passivamente, lasciarsi scivolare addosso persone e cose come se fossero inesistenti o come se fossero fardelli. Un comportamento, questi, che è presente in tutti gli ambienti  ma se persiste nella comunità ha ripercussioni negative, genera confusione e distanza.

La valenza dell’ascolto è il primo Atto fondante di ogni rapporto interpersonale , l’ascolto è un’azione intenzionale che mette in moto mente e cuore, si ascolta con tutto se stessi. E’ un atto intimo che necessita di cura e di attenzione.

L’ascolto attivo, quale azione intima di cura, attenzione e di cura dei gesti non si limita alla raccolta di informazioni, o di valutazione di elementi superficiali, non è semplice prestare attenzione a ciò che l’altro racconta o dice. Questa caratteristica dell’ascolto mortifica la verità in quanto si ferma all’apparenza, valuta ciò che viene in superficie, e mortifica la relazione con se stesso e con gli altri.

Ascolto attivo:

Comprensione di ciò che contraddistingue nel profondo la persona che ho di fronte;

Prendere su di sé, accogliere l’altro nella sua complessità e ricchezza: emozioni, ciò che intende davvero comunicare, cogliere l’intimo.

Gli aspetti legati alla qualità dei messaggi che vengono trasmessi a livello interpersonale hanno un loro contenuto di significato e di senso. Vi è una differenza chiara tra questi due concetti di senso e di significato. E le incomprensioni nascono proprio dal dare per scontato il fatto di capirsi, quanto non è talmente scontato capirsi tra due persone, soprattutto se appartenenti a storie e culture diverse, a storie differenti e lontane dalla nostra visione della vita e del mondo.

Contenuto del messaggio di significato sono intrinseci alla parola, sono ovvii e definiti, sono comuni e comprensibili;

Contenuto di messaggio di senso sottolinea la parte soggettiva e personale del messaggio, sottolinea l’insieme dei vissuti, delle esperienze in relazione al significato, delle aspettative e danno al messaggio di senso una connotazione unica a personale.

Il senso che si attribuisce al significato della parola può assumere colori, tonalità emotive diverse a partire dalla propria storia, dalla propria percezione di se stessi e del mondo che illumina o oscura l’esperienza soggettiva.

Ascolto a partire dalla Conoscenza di se stesso:

Ascolto rivolto verso se stesso e verso quelle parti di sé che vogliono essere elaborate ed integrate, attenzione a quelle parti oscure e d umbratili della propria storia personale, ascolto delle proprie ombre, dei propri bisogni inespressi, repressi, attenzione a quelle parti di sé che intervengono coscientemente ed inconsciamente nella conoscenza e nel rapporto con gli altri. Prestare ascolto alle parti scisse, per poterle illuminare. Dedicare tempo e spazio all’ascolto di sé e degli altri, per procedere verso la conoscenza, per imparare a conoscere quello che “ancora tu non sei”, di conoscere bene quello che ancora non si riesce a comprendere di se stessi, per arrivare attraverso la conoscenza ad intendere quello che prima ancora non si sapeva di se stessi.

L’ascolto è il primo passo da cui scaturisce la conoscenza di ciò che prima non si sapeva di se stessi e da questa conoscenza scaturisce una grande attenzione. Ciò permette di: raggiungere punti d’incontro, capire le distanze che esistono tra due posizioni, quanta strada resta da fare per avvicinarsi e cogliere gli ostacoli.

Regola: La capacità di ascolto non è un abito da indossare a piacimento, non è una possibilità che possiamo darci a nostra discrezione, né un’abitudine da acquisire senza sforzo, la capacità di ascolto è frutto di un percorso formativo né ovvio né dato per scontato. L’appassionata ricerca della verità aiuta a cogliere l’esperienza vissuta degli altri.

TRIADE: ASCOLTO, SILENZIO E COSCIENZA DEI PROPRI LIMITI

 Per entrare in modo più profondo nella dinamica dell’ascolto attivo, iniziamo a comprendere il cardine dei messaggi nell’esperienza interpersonale. Un passaggio importante è che l’ ascolto ed il silenzio sono azioni inseparabili, è impensabile prestare ascolto senza il silenzio. Come è altrettanto impensabile stare in silenzio senza prestare ascolto. Sono due fratelli che vanno a braccetto e quando una delle due azioni è attiva, l’altra agisce da sfondo e viceversa. Sono due attori che su un palcoscenico delle relazioni esprimono e compenetrano lo stesso significato e senso.  L’ascolto accade, ed accade proprio come la natura silenziosa nelle sue stagioni segue il ritmo del giorno e della notte, accade come segue la semina ed il raccolto, come si esprime silenziosa la caduta del seme nel solco, così come accade quando come lo si coglie nel gesto silenzioso del contadino che incantato esprime la sua gratitudine alla terra ed alla vita. Nel silenzio accade che  il seme muore, nel silenzio ogni elaborazione ed ascolto di sé mette insieme i cocci di un’esistenza andata in frantumi, ma non erosa dal tempo.  

E’ nella cura del prendersi cura dell’ascolto e dei gesti accompagnati dall’ascolto che nasce l’amore, in una parola, il senso del tutto, che integrato ritorna a vivere. L’ascolto delle cose nuove, antiche e vere nasce solo dal silenzio del corpo, della mente e del cuore. Ed ogni processo di elaborazione e di integrazione delle realtà di dolore e di lutto accadono nell’ ascolto di sé e nel silenzio del cuore, della mente e del corpo. L’ascolto ed il silenzio hanno un’azione risanatrice e di guarigione, nell’ascolto ogni cosa accade, si rinnova e cambia. Prerequisiti indispensabili, per ogni presa di coscienza dei propri limiti, ed atteggiamenti di fondo per ogni possibile cambiamento e direzione di vita. La triade: ascolto, silenzio e coscienza del limite non possono restare impegni disattesi, dal prendersi cura di questi atteggiamenti si dà vita ad una possibilità di ascolto dalla coscienza illimitata, si ha la possibilità di scendere nelle pieghe più recondite dell’animo umano, di scendere nei lati oscuri della nostra personalità e di illuminare le tenebre che ottundono ed occludano la coscienza.

Ma questa triade vincente ci permette di acquisire una comprensione di se stessi e degli altri più autentica, e trasparente, e ci mette nelle condizioni di afferrare le cose con un nuovo senso, di toccare le cose in modo inusuale e con una nuova forza ed energia che si sprigiona da questi atteggiamenti di fondo irrinunciabili ed insostituibili in ogni percorso formativo che vuole tendere e puntare a fare breccia nel cuore della persona. “Intenzionalmente” rendiamo ostico e difficile l’azione dell’ascolto che si attesta sempre più sul semplice atto intellettivo sganciandolo dal mondo delle emozioni e dalle nostre componenti affettive e relazionali. Infatti, questa disposizione d’animo svaluta e falsa qualsiasi contenuto della comunicazione dell’altro. L’altro da me, non viene ritenuto importante per me, per la mia vita, l’altro da me, non dice nulla e nulla aggiunge a ciò che già si conosce, nulla di nuovo sotto il sole, l’altro da me è noioso e pedante. Non c’è niente di nuovo, l’altro da me dice cose scontate, già udite da altre labbra parlanti e da  bocche che si aprono senza dire nulla.

Un ascolto che non prende direzione alcuna è un ascolto che in partenza ha vanificato già in sè la capacità di potersi ascoltare per accogliere l’altro, ha vanificato ed annullato in sè la capacità di farsi silenzio per poter percepire la risonanza del mondo affettivo ed emotivo del nostro interlocutore. L’altro non ci arriva, non lo si sente, e ciò accade perché fisicamente si e presenti ma con il cuore, ed in modo intenzionale si è in un altrove che non è la persona che si ha di fronte o a fianco. Ed è questo un modo con cui si struttura il proprio tempo in relazione agli altri che incide sulla propria concezione di vita e sul modo di percepire e concepire l’altro da me. E non ci si interroga e non ci si ferma a riflettere sulle ragioni del proprio modo di fare e di sentire. E si accetta, senza nulla domandarsi e senza chiedersi quale realtà si stia vivendo e del perché si decide di scegliere di vivere le relazioni in un certo modo. Eppure ogni momento ed ogni giorno noi scegliamo di vivere in un certo modo. Noi decidiamo di non ascoltare e non di ascoltarci. E ci vietiamo di ascoltare in quanto fondamentalmente prima di incontrare l’altro, si teme l’incontro  con se stessi, ne consegue che non si ascolta se stessi. In tal modo si perde del tutto il contatto emotivo con la realtà, ecco, perché è impensabile che si verifichi un  buon ascolto ed un ascolto di se stessi.

Nella dimensione del non ascolto, l’uomo vaga da una persona ad un’altra senza mai fermarsi, è perso, come imbambolato, anestetizzato nel vortice di una girandola e non è più capace di catturarsi nell’altro: e non potendo vivere un’esperienza strutturante si perde, si frantuma, e preferisce confondersi pur di non ammettere che sul palcoscenico della vita è spettatore “nell’audience” di se stesso, dove smarrisce la propria ed altrui esistenza, la propria e l’altrui identità. L’essere ascoltato prevale sull’ascolto dell’altro, l’ascolto di sè si perde nelle maglie del potere della propria audience e l’essere dall’altro ascoltato diventa una necessità negata a se stessi.

Ci si chiede: cosa si possa vivere slegati dagli altri, cosa resta senza l’ascolto reciproco? Un’esperienza di desertificazione, nella strutturazione del proprio Sé,  avanza inesorabilmente  nel buio delle nostre esistenze, e sempre più, l’uomo si allontana da autentiche esperienze di convivenza umana, di contatto intimo ed autentico. L’ascolto è conoscenza di sé, del proprio valore e delle proprie vulnerabilità ed è conoscenza esperienziale dell’altro,  dei propri ed altrui desideri di bene, aspirazioni, valori, progetti e parimenti delle proprie ed altrui vulnerabilità, schiavitù, condizionamenti, idoli, passioni, desideri in contrasto con la vita e la vita dello spirito. L’ascolto è frutto di una decisione intenzionale, e tutto ciò implica una decisione consapevole, identificata, avvertita, assunta, nell’ammettere a se stessi che sussiste tale intenzionalità ed un’ intenzionalità di cambiamento.

Il processo intenzionale aiuta a poterci meglio centrare sulla fonte del nostro interlocutore, su ciò che dice, e su come lo dice, sulla comprensione di ciò che desidera, ci aiuta a centrarci sul messaggio manifesto e latente. E ciò presuppone che chi ascolta sia fondamentalmente libero di accogliere l’altro per ciò che è, di cogliere l’altro per ciò che dice e per ciò che si vieta di dire, di esprimere e di negarsi. Un ascolto libero da pre – comprensioni, pregiudizi, un ascolto libero da schemi di riferimento e da ingombranti riferimenti ai propri sistemi di valore. Per una effettiva comprensione dell’altro, e per una corretta recezione del messaggio è importante l’attenzione al linguaggio non verbale, al  il linguaggio corporeo, ovvero prestare attenzione al corpo inserito in una dimensione spazio temporale ed all’ascolto dei vissuti corporei, al corpo inserito in un tempo ed uno spazio vissuto, tutto ciò implica il prestare attenzione alla modalità visiva del nostro interlocutore, a quella uditiva, cinestetica e visiva.

Ciò implica attenzione ed apertura verso le produzioni dell’altro e di cogliere ciò che la persona vive e sperimenta, pensare e ponderare il significato in modo da restituire in modo costruttivo quanto avviene nell’interazione senza trarre conclusioni soggettive prive di una verifica ma di recepirlo solo in rapporto al significato che ha per chi invia il messaggio. Bisogna prestare molta attenzione alle barriere ed ai filtri che vengono attivati nell’interazione con l’altro in modo da non distorcere o alterare il significato, prestare attenzione a tutto ciò che ci impedisce di essere liberi nell’accogliere l’altro e di catturarne il contenuto del suo messaggio.

Ciò vuol dire prestare ascolto al contenuto, su cosa è importante per l’altro, su cosa si sofferma, di che cosa parla, e ciò riguarda notizie, idee, opinioni in rapporto all’oggetto della comunicazione, ed a tutta una serie di scambi informativi sull’argomento della comunicazione. L’altro racconta e dà informazioni di sé attraverso la trattazione di tematiche specifiche, e lo scambio di informazioni avviene sempre su un tema di importanza per la persona e non su ciò che riteniamo pregiudizialmente importante per noi.

Una mente libera e sgombra può meglio ricevere l’altro. Una serie di ostacoli esteriori interferiscono: una preoccupazione e concentrazione su se stesso di chi ascolta, rispondere a telefono, trastullarsi con il cellulare, il trillo di posta elettronica, la scarsità di tempo da dedicare all’incontro, una stanza fredda o troppo surriscaldata, persone che entrano durante un colloquio, un’attenzione fluttuante o addirittura una disattenzione all’altro, messaggi che arrivano da washapp e quant’altro potrebbero interferire ed avere una ricaduta negativa nel cogliere la presenza dell’altro nella comunicazione. Un tipo di distrazione e disattenzione non permette all’altro di rivelare il proprio volto e la sua autopresentazione. (continua)

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Biografia

Esercita la professione di psicoterapeuta prevalentemente presso il Centro Di Psicoterapia e Analisi Esistenziale di Acerra del quale è fondatore e Presidente e dal 1975 esercita l’attività con persone con problematiche Intellettive, relazionali e comunicative. Opera in ambito Individuale, di Coppia e di Gruppo. E’ autore, …