Il presente lavoro vuole offrire una riflessione sul preoccupante fenomeno dell’abuso sessuale un’esperienza di studio, e di condivisione tra varie figure e guide e tra le tante appartenenze di scuole ed indirizzi psicoterapeutici finalizzato a proporre indicazioni psicologiche, ed orientamenti per coloro che sono chiamati al discernimento dell’abuso. Inoltre, vuole rispondere alla domanda psicoterapeutica come mezzo privilegiato della maturazione umana nella sua tridimensionalità.
La realtà dell’abuso sessuale sui minori sia maschi che femmine non è affatto nuova, per quanto, oggi, non sia ancora nata una coscienza degli abusi, per quanto i giornali ed i mezzi di comunicazione ne facciano appello, manca al grande appello una coscienza degli abusi sui minori, manca una presa di posizione non inquinata da visioni ideologizzate. Tanto per intenderci, anche se volutamente ignorato, rimosso, l’abuso è una realtà che fondamentalmente la si è sempre saputa, anche se poco conosciuta nelle sue espressioni e manifestazioni. Le generazioni di ieri hanno vissuto in segreto, nella paura e nella vergogna ogni maltrattamento ed abuso da parte di adulti, gli adulti di ieri sono stati toccati dagli abusi, l’abuso li ha spazzati via, ma chi subiva l’abuso lo ha saputo tacere, lo ha saputo mentire anche a se stesso ed imparò a preservarlo nel segreto del proprio cuore.
Chi un tempo abusato ha portato dentro fino ad oggi questa ferita senza poterla elaborare, senza poterne parlare, senza potersi interfacciare, le istituzioni erano allo sbando, forse volutamente confuse e smarrite, il silenzio la faceva da grande maestro e da regista. Si sono smosse un po’ le acque torbide e l’abuso, quale realtà, è uscito allo scoperto, e gli abusati hanno potuto rivendicare il torto subito e reclamare giustizia, la rabbia covata per anni è emersa con furore ed ha rischiato di risucchiare le vite di non poche persone. Oggi, per quanto non sia nata ancora una coscienza che difenda i minori, si parla di abuso, si vede l’abuso, si processa l’abuso, lo si stigmatizza e si additano gli abusanti. Non nasce ancora un grande movimento a difesa dell’infanzia e della realtà infantile ma si diventa tutti paladini quando ci si trova davanti ad un minore abusato.
Una coscienza collettiva che fin’ora era messa a dormire, che taceva dormendo, si è di colpo destata ed inizia a toccare l’abuso in tutti gli ambiti disciplinari, dalla cultura alle pagine di cronaca. Finalmente la distorsione percettiva dell’evento – abuso inizia ad essere focalizzato dagli esperti di settore, da magistrati, avvocati, da assistenti sociali, da operatori ed educatori, da psicologi e psicoterapeuti di qualsiasi indirizzo ed orientamento, e tutti tentano di focalizzare la propria attenzione a partire dal proprio orientamento culturale e dalla propria visione dell’uomo. Sarebbe impensabile una riflessione sulla tematica senza tener conto del parere degli esperti che tengono relazioni e seminari o che seguono gruppi di terapia o degli esperti che intavolano gruppi di lavoro intorno al vissuto specifico sia dell’abusato che dell’abusante. specifico della tematica.
Ciò è possibile, in quanto oggi quel silenzio viene infranto dagli abusati di ieri e da quelli che continuano a subire oggi. Minori che un tempo hanno subito aggressione, e che oggi sono adulti, restano attoniti, spiazzati dinanzi a tanta letteratura e dinanzi a tanto interesse in relazione ad una vera desertificazione di ieri. Affiora una nuova sensibilità ? Sono cambiate le politiche sociali in rapporto al fenomeno? Ci si è aperti ad una nuova cultura dell’infanzia? O c’è il risveglio di una colpa collettiva? Eppure la violenza sessuale avveniva sotto gli occhi di tutti. Il minore calpestato, ignorato, veniva lasciato ai giochi solitari di un adulto che agiva i propri bisogni in relazione ad un minore decisamente solo, lasciato solo a macerarsi nella propria solitudine di bambino.
Siamo convinti che molti abusi abbiano fatto leva sulla solitudine del bambino e non dimentichiamo che i bambini venivano lasciati a perdersi nella propria solitudine da altri adulti che avrebbero dovuto essere punti di riferimento fondamentale per l’esistenza di un bambino/a. Ed è nostra convinzione suffragata dall’esperienza che la nostra generazione ha vissuto in “ segreto” gli abusi, e li ha saputi tacere, li ha saputi mascherare. Eppure la violenza sessuale avveniva sotto gli occhi di tutti. Nel bagno, in un letto, in campagna, ed in ogni luogo di isolamento nel quale luogo il minore veniva attratto, sospinto. Il rito di ammissione nel mondo degli adulti, la cerimonia introduttiva, aveva inizio quando il minore era solo e da solo. L’iniziato veniva introdotto nel segreto e nella strumentalizzazione dei grandi. C’era anche la possibilità, spesso nata da esigenze materiali, che si facesse in modo che il minore restasse da solo con il proprio aggressore: nonno, fratello, zio, papà, un amico di famiglia, un conoscente, il patrigno, maestro, professore o educatore.
Solo oggi, e chissà perché solo ora, si puntano i riflettori e si tenta di fare luce su questa complessa realtà. Molto si inizia a sapere delle vittime, degli abusati, ma ancora molto si fatica per una conoscenza sulla psicologia e struttura di personalità degli abusanti. Non tutti gli abusi sessuali si somigliano ma, seppure si differenziano nelle modalità, presentano conseguenze nefaste per chiunque bambino abbia dovuto accettarli passivamente. (continua)